LA VERITA’
di Luisa Caeroni


Quando hai un ospite a cena, ti prende la frenesia di preparare tutto per bene e in tempo. Quella sera, non c’era agitazione: un’ospite come Renata, non suscitava certo il panico dei preparativi; erano solo loro due, amiche da anni e, anche chiacchierando si poteva mettere qualcosa sul fuoco e cucinare in un momento.
Paola era appena tornata dalla spesa e doveva, dopo mezz’ora, raggiungere l’amica che l’attendeva sulla strada. Renata era solita appostarsi con dieci minuti di anticipo e Paola arrivava sempre con cinque minuti di ritardo. Entrambe conoscevano le rispettive abitudini, ma nessuna delle due modificava il proprio comportamento.
Quel giorno Paola voleva essere puntuale, tuttavia, sistema questo, sistema l’altro, si dissolsero tutti i buoni propositi. Mentre la donna riponeva gli acquisti fatti al proprio posto, si accorse che mancava dal sacchetto della spesa il collutorio. Era sicura di averlo preso dallo scaffale del supermercato, se lo vedeva sotto gli occhi il movimento; suo figlio le aveva tanto raccomandato di ricordarsi di acquistarlo, ma nel sacchetto il flaconcino verde non c’era. “ Devo averlo dimenticato alla cassa, deve essere rimasto sotto la borsa mentre ci mettevo le compere”, pensava. Un rapito controllo allo scontrino.”Si, l’ho pagato, faccio una corsa a riprenderlo. No, è troppo tardi, lo ricomprerò la prossima volta.” E, finito di sistemare ogni cosa, si mise in auto per raggiungere di corsa l’amica e condurla a casa.
Le due donne si conoscevano da anni, avevano una certa differenza di età, ma mantenevano nel tempo una buon rapporto. Paola invitava periodicamente Renata a cena per concedere all’amica una piccola variante alla solitudine e, per tale circostanza, Renata si sentiva in obbligo di portare con se un regalino: un oggetto assai economico che presentava con enfasi quasi si trattasse di una rarità, consegnandolo con suggerimenti su dove riporlo. Il più delle volte lei stessa sceglieva dove collocarlo, poi con grande soddisfazione affermava “qui sta proprio bene.” La padrona di casa simulava gratitudine, salvo ripristinare la precedente situazione al termine della serata.
Prima di riaccompagnare l’ospite, Paola le metteva in mano un sacchetto con qualcosa che poteva esserle gradito come un dolcetto, del vino buono, o altre cose commestibili.
Durante questi incontri le due donne chiacchieravano toccando vari argomenti senza cedere al pettegolezzo, non per rispettare i canoni della discrezione, ma perché non avevano amicizie in comune. Anche gli interessi erano alquanto diversificati. Renata era molto religiosa e voleva trasmettere a Paola le sue convinzioni; viceversa Paola sosteneva che tutto quello in cui l’amica credeva era in buona parte ricostruito per gli opportunismi degli uomini. Alla fine nessuna delle due raccordava l’altra ai propri convincimenti e i discorsi si frammentavano fra questo e quello a seconda della logica suggerita dall’ultimo spunto.
Quella sera Renata rivelò all’amica di aver rotto involontariamente con un’affezionata conoscente perché si era permessa di riprenderla, sapendo che questa aveva una relazione con un uomo sposato.
Paola, si indispettì. “Con quale autorità tu puoi rimproverare ad un’amica i suoi comportamenti?”
“Avere un’amante non è giusto” rispose Renata
“Come puoi stabilire tu quello che è giusto e non è giusto? Cosa puoi sapere di quello che si muove nel cuore degli altri!”
Renata, mansueta per natura tacque, ma Paola non volle abbandonare la sua tesi. “Perché dobbiamo dare giudizi su realtà sconosciute? Quante verità nascoste ci vedono giudici insindacabili, noi, perbenisti e impostori!”
“Va bene, ma se una cosa non è giusta, io, se si tratta di un amica mi sento in dovere di chiarire. Tu pensala come vuoi!”
“Chiarire che cosa?”
“La verità!.”
“La tua verità! E poi la verità non si può sempre esplicitare. Diresti mai tu a qualcuno che ha l’alito puzzolente? No! La verità non si può sempre dire.”
La conversazione poi deviò per altre via perché non era opportuno continuare quel tipo di contrasto, ma finì presto e Paola riportò a casa la sua compagna che sentiva non stimare fino in fondo a ragione del suo puritanesimo.
Qualche settimana più tardi, arrivato il tempo di un successivo incontro, Paola telefonò a Renata per la consueta cena. L’amica rifiutò l’invito con tono scorbutico, accampando scuse poco plausibili La sua interlocutrice, sapendo quanto erano sempre stati graditi questi inviti, si stupì e dopo insistenti domande per chiarire, Renata sbottò : “Te lo devo proprio dire! Lo so che mi puzza il fiato. Ho la mia età e ogni giorno prendo diverse pillole, ma non era il caso di fare tanti giri di parole e filosofeggiare sulle verità dette e non dette e mettermi il collutorio nel sacchetto con il vino per farmi capire che ho l’alitosi. E’ stato offensivo.”
Paola rimase di stucco; poi ricostruì l’antefatto. Nel sacchetto della spesa dove aveva infilato qualche prodotto per l’amica era finito anche quel flaconcino verde allora introvabile.
Trascorse molto tempo prima che Renata si convincesse che varie combinazioni avevano giocato a sfavore di un’amicizia.

 

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