L'URLO DELLA FARFALLA
La prima cosa che colpisce è quella necessità
di cambiare nome della protagonista della scrittura: nome d’arte “LYUZA”,
quando si presente come pittrice e Eloisa Sorel, quando appare come scrittrice.
Un atteggiamento certo singolare, come a voler celare le sue diverse sfaccettature,
ma Luisa Caeroni, oltre che come esuberante pittrice si presenta come scrittrice
di un testo affascinante. Orchestra con una lingua colta e raffinata una storia
struggente e vera che fa palpitare il cuore, condotta con maestria linguistica
ed effetti sorprendenti che catturano il lettore, anche il più incredulo
e smaliziato.
È la storia del piccolo Bibien che nasce in perfetta salute, tranne un
piccolo difetto alla bocca ( il labbro leporino ) che necessiterà di
alcuni interventi chirurgici, prima di essere corretto definitivamente. Intanto
però si assiste alla discesa agli inferi della madre, in una sequela
di situazioni che la trascineranno nel gorgo, ma sarà una continua resistenza,
una caparbia volontà di superare gli ostacoli che via via si frappongono.
È quel senso di inquietudine che passa dalla pagina come un taglio verticale
o un’onda di speranza che rende la vicenda affascinante e umana, carica
di momenti poetici e di effetti sorprendenti che tengono il lettore sempre curioso
di come va a finire. Denise è la protagonista di questo dramma, un figura
carica di slanci e di profonda sensibilità: “Amava sovente sostare
in un angolo di natura sotto un albero ombroso, in riva al fiume, attratta dall’alito
vivificante dell’aria. Il fragore dell’acqua copriva ogni altro
rumore e favoriva le sue riflessioni.” Appare in tutte le sue descrizioni
e nei comportamenti una tenera figura credibile, profondamente umana: “Quando
la mente era stanca di questi interrogativi inquietanti e la malinconia diventava
struggente, la natura circostante le dava una mano distraendola dalle solite
ossessioni e infondendole una pregiata quiete”.
La storia è raccontata con grande maestria: attacchi di capitoli efficaci,
tenuta del testo sorprendente, concisione ed efficacia del dire, con pensieri
e accostamenti fulminanti, con frequenti pennellature poetiche, come a rendere
l’intensità e la forza di un quadro.
Si scopre poi, lentamente che sotto ci cova una separazione, che spesso è
causa di affondi del cuore, ma anche di lente rinascite: la precarietà
e la bellezza della vita s’imprime pagina dopo pagina nel racconto, nel
susseguirsi degli eventi, oserei dire delle epifanie. La vicenda ci racconta
che quello che sembra mancare a Bibien, il ragazzo protagonista, sul lato estetico
viene compensato da una mente straordinaria, sagace, arguta ed incredibilmente
profonda.
Alcuni suoi comportamenti appaiono strani, spesso anche inquieti, agli occhi
di chi si aspetta un ragazzo normale, secondo i comuni canoni di normalità.
Si assiste così ad un’accorata vicenda in cui madre e figlio vanno
alla ricerca della propria identità: in trentatre capitoli si sta col
fiato sospeso, incatenati al dipanarsi di travagli, speranze e delusioni. È
solo questione di un piccolo difetto della bocca, il labbro leporino, ma tutto
si scatena come una vera e propria tragedia, anche se non mancano i momenti
di ilarità: la narrazione si dipana con ritmi incalzanti, con il ricorso
anche a lettere scritte dal protagonista per rendere la drammaticità
della situazione. Una scrittura limpida e scorrevole dà colore alla vicenda,
in un susseguirsi di eventi legati alla travagliata crescita di un adolescente
che cerca una sua strada per uscire dalla palude dell’anonimato e della
solitudine: la madre sarà sempre al suo fianco, sollecita e stimolante
nel cercare le soluzioni all’incalzare degli eventi.
Ma sarà una storia a lieto fine, rassicurante: “A pochi metri dalla
riva, sull’acqua azzurra, un cigno procede regolarmente verso la sponda,
poi all’improvviso si tuffa a capofitto e resta in verticale con la testa
all’ingiù, lasciando in superficie una bianca pennuta piramide
e le zampe palmate unite a mo’ di antenna …”.
Forse c’è tanto bisogno di speranza nel mondo di oggi.
Mario Rondi
ELOISE SOREL: L’urlo della farfalla
Europa Edizioni, Roma 2016